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Sant'Arcangelo
Ridente paese che si affaccia sulla riva meridionale del Trasimeno, il nucleo abitato attuale si è sviluppato lungo la strada regionale 599 per un paio di chilometri circa. In realtà questa comunità si compone di sei piccoli nuclei abitati sparsi nella ristretta area rivierasca che si estende dal fianco settentrionale del monte Marzolana al lago, e ognuno di essi ha un proprio nome: Baldami, Bartocciami, Cenaioli, Ciaffolino, Gorami e Mafucci. Stando a quanto riportato nei testi che riguardano questo luogo, l’origine degli agglomerati si ebbe dopo la costruzione dell’emissario del lago, quindi a partire dalla metà degli anni ’20 del secolo XV. Gli amministratori del Collegio della Sapienza Nuova di Perugia, dalla quale dipendeva ora la vecchia badia di S. Arcangelo e i terreni un tempo proprietà dei monaci in essa residenti, al fine di ripopolare quest’area e promuovere la coltivazione delle terre lasciate incolte, sembra le abbiano concesse «in colonìa perpetua, riservandosi [una] piccola parte del reddito», ai componenti di «una carovana di zingari o di Egiziani», mentre qualcuno dice trattarsi di un gruppo di «pii romei Veneti che ritornavano da Roma dove erano andati a lucrare il giubileo». Ma costoro non si ritrovarono in un unico agglomerato, i vari gruppi parentali si stabilirono nelle sei diverse località cui, di fatto, diedero il nome in quel lontano secolo XV. Ma a mio avviso le cose non sono andate proprio così e ognuno dei singoli luoghi ha una sua storia specifica. Vediamo cosa si è riusciti ad individuare.
Il vocabolo Baldami, che non è specifico del solo S. Arcangelo ma si ritrova anche presso Castiglione della Valle (Perugia), circa 500 metri a nord-ovest di quell’abitato, è da ricondurre al personale di origine germanica Baldo che ebbe ampia diffusione nel basso medioevo. Tuttavia, almeno a mio avviso, tale diffusione non credo possa essere accolta quale indice di una formazione del vocabolo avutasi in quel periodo, anche perché il toponimo pare rifletta il nome di persona rimasto in forma primitiva. A fronte di ciò sembra legittimo ascrivere la formazione di questo vocabolo ai secoli VI-VIII, durante il periodo di dominazione della penisola da parte dei Goti prima e dei Longobardi poi. Per quanto riguarda il periodo in cui si ebbe la dominazione da parte dei primi, deve rilevarsi il probabile stanziamento di gruppi organizzati di questo popolo lungo l’asse viario Perugia-Chiusi e proprio all’altezza di Sant’Arcangelo, stanziamento di cui si ha riscontro anche nel vocabolo Godiola che, come è noto, riflette l’etnico del popolo goto. In merito ai secondi deve sottolinearsi come, se pure la zona rientrava nell’area soggetta ai Bizantini di Perugia, la stessa costituiva comunque una zona di frontiera con la longobarda Chiusi. Sicuramente più recente la nascita del vocabolo Bartocciami che, è da legare al nome proprio Bartutius, ampiamente attestato in area perugina nel basso medioevo. Questo nome di luogo, a mio avviso, è quindi da mettere in relazione a proprietà fondiarie detenute nella zona da questo soggetto. Origine simile è anche quella del vocabolo Cenaioli che, probabilmente deriva dal nome proprio Cenne, abbreviazione di Bencivenne, anche in questo caso ampiamente attestato in area perugina nel basso medioevo. Tuttavia non si può escludere un legame con il personale latino Cinnius o addirittura con l’etrusco Acennina, anche se deve sottolinearsi come S. Pieri annoveri Cinaioli tra i toponimi di origine incerta. Del tutto simile a questi due casi è quello relativo a Mafucci, che si origina dal personale Mafutius, Maffucius ampiamente diffuso in area perugina nel medioevo. Leggermente diverso da questi tre è quello che si lega all’abitato di Ciaffolino. Probabilmente il vocabolo è derivato dal termine toscano ciaffo, viso largo, grasso e tondo, usato come soprannome oppure dal romanesco nell’accezione di ceffo. In questo caso si dovrebbe essere in presenza di un toponimo nato abbastanza di recente, alla fine del medioevo se non all’inizio dell’età moderna. Unico dei sei vocaboli a non legarsi ad un nome o un soprannome è Gorami che, seppure potrebbe originarsi dal personale latino Corius, più probabilmente è da legare al medievale coramen, cuoio, trasformatosi in goramen a seguito del fenomeno che vuole la mutazione della c iniziale in g davanti alle vocali a, o, u diffuso in area toscana. Se così fosse, il vocabolo attesterebbe come in quest’area vi sia stato un luogo dove si produceva o si conciava cuoio e pelli in genere. Questo ben si addice alla zona a fronte degli usi civici praticati nel bosco del monte Marzolana, tra i quali deve annoverarsi, qui come altrove, quello del pascolo brado. Come si evince da quanto sin qui detto, sembra evidente come l’insediamento di S. Arcangelo si sia sviluppato nel corso dei secoli, in varie fasi e momenti. Ad una prima fase, da ricondurre all’antichità visti anche i reperti archeologici, ne dovette seguire un’altra all’inizio dell’età di mezzo cui si lega sia l’antica abbazia sia il vocabolo Godiola. Che sia stata un’area di confine sebbene all’interno del territorio di Perugia, è attestato ancora nel 1214, quando in quest’area deteneva proprietà il conte Tancredi di Sarteano. Al di là di simile questione, sta di fatto che nel basso medioevo, quando la badia già da tempo doveva aver esteso il proprio nome all’abitato, in villa Sancti Arcangeli lungi lacus – quasi a voler evidenziare la dispersione del nucleo abitato –, vi era un sindicus, attestato nel 1258, e in essa risiedevano un numero di persone nel 1282 comprese tra le 55 e le 110. Questa popolazione, nel 1410, era scesa a soli 21 abitanti. L’economia del luogo, come è facile immaginare, era in parte costituita dall’attività piscatoria, dall’agricoltura e da quei fattori che si legano alla presenza del grande bosco della Marzolana su cui doveva praticarsi l’allevamento, la caccia, la raccolta e via di seguito. |
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