FRA GIOVANNI DA PIAN DI CARPINE |
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Principi, dignitari, ambasciatori dei paesi sottomessi ai Mongoli venivano a rendergli omaggio portando preziosi doni, tra cui alcune pelli di castoro che fra Giovanni era riuscito a salvare dal suo lungo viaggio. Prima di poter incontrare l’imperatore Guyuk e consegnargli la lettera del Papa, fra Giovanni dovette rimanere per molti giorni presso i Mongoli. Perciò egli scrisse tutto quello che gli era accaduto, quello che vedeva intorno e che gli veniva raccontato.
Finalmente l’11 novembre fra Giovanni e fra Benedetto furono chiamati dall’imperatore Guyuk. L’umile francescano di Pian del Carpine poteva così consegnargli la lettera del Papa, nella quale chiedeva al Gran Khan di accettare la pace e di convertirsi alla fede cristiana. L’imperatore Guyuk non accettò quanto chiedeva e nella sua lettera di risposta al pontefice, scritta in lingua persiana, lanciò una minaccia tremenda: "Tu, Papa, e tutti i tuoi re, dovrete diventare miei sudditi e consegnarmi le vostre terre. Altrimenti, invierò contro di voi il mio esercito e sarà la fine!”.
Ottenuto il permesso di ripartire, il 13 novembre 1246 si rimise in cammino insieme a fra Benedetto. Fra Giovanni impiegò circa un anno per ritornare dal Papa a Lione. Gli consegnò la lettera dell’imperatore Guyuk e lo mise in guardia sui pericoli di una nuova avanzata dei Mongoli. Fra Giovanni, con la sua straordinaria impresa, ha aperto la strada ad altri esploratori per la conoscenza di nuovi popoli e nuove terre.
Una leggenda narra che dopo la sua morte, avvenuta il 1° agosto 1252, tutte le mattine, bianche colombe volteggiano nel luogo in cui è sepolto.
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