personaggi storici

M. Chierico, Un’èlite all’opera – i cinquant’anni che segnarono il destino del Trasimeno, Perugia 2003;Idem, Guido Pompilj (1854-1910) - L’uomo, il politico, le lettere, Perugia, 2010.



Monte del Lago
GUIDO POMPILJ
Nacque a Monte del Lago il 18 marzo 1854 da Giuseppe, ricco proprietario terriero e infaticabile cospiratore contro lo Stato Pontificio, e Giuseppa Becherucci, nobildonna toscana. Crebbe col fratello minore Riccardo presso la Rocca di famiglia, orfano del padre e senza la madre, trasferitasi a Portici col nuovo marito. La famiglia Pompilj poteva vantare allora molte proprietà che Guido in seguito ampliò, sopra San Feliciano e fin verso San Savino. Egli possedeva una quindicina di poderi, diverse case al Monte (tutte con l’emblema del leone rampante e la scritta Ut Leo, nella quale egli volle identificarsi), il molino, la lussuosa abitazione in Perugia, nel palazzo Conestabile. Di carattere era ostinato: quello che si prefiggeva doveva realizzarlo a tutti i costi e così facendo bruciò molte tappe. Dopo il suo primo lavoro editoriale, la traduzione dal tedesco della legislazione inglese sulle fabbriche, il ministro Luzzatti lo chiamò quindi presso di sé a Padova a collaborare al Giornale degli Economisti. Pompilj pubblicò molte opere letterarie e molte riflessioni e discorsi politici, giusta l’impressionante carriera intrapresa iniziando dal Consiglio comunale di Magione nel 1878, affiancando il barone Danzetta, che poi surrogò nel Consiglio provinciale dell’Umbria. Nella città di Perugia Pompilj poteva vantare frequentazioni altolocate: la famiglia Faina, i conti Conestabile (abitava infatti un appartamento nel loro palazzo in piazza Danti), Reginaldo Ansidei, i marchesi Monaldi, la famiglia Danzetta, la famiglia Gallenga Stuart, per accennare solo le principali rappresentanti del mondo conservatore cittadino, la Consorteria moderata. In seguito Pompilj fondò la Banca Popolare di Perugia ed entrò a far parte della Commissione Amministrativa dell’Università degli Studi, presiedette il Consiglio Provinciale per tredici anni e fu eletto deputato a rappresentare Perugia alla Camera, dal 1886 al 1910. All’atto della spartizione del patrimonio col fratello Riccardo, Guido ottenne parecchie tenute, quelle a vocazione maggiormente residenziale piuttosto che agricola: ricchi poderi, ma soprattutto il maniero di Zocco, la casa padronale e la torre in Monte del Lago, oltre a casette, orti, fornaci, e una rata del molino ad olio di famiglia. Una cospicua tenuta, con molte proprietà prospicienti il Lago, cosa di non poca influenza nella sua crociata. Pompilj volle contrassegnare questi suoi beni con il beneaugurale motto Ut Leo, un leone rosso rampante, col quale intendeva identificarsi. La sua avventura politica a poco a poco lo vide ricoprire tutte le cariche intermedie fino a far parte di due governi, Saracco e Giolitti, in qualità di Sottosegretario di Stato alle Finanze prima e poi agli Esteri. Per due volte, nel 1899 e nel 1907 fu chiamato a rappresentare l’Italia da plenipotenziario del regno alle conferenze internazionali della pace svoltesi all’Aja, nei Paesi Bassi. Una scuola di diplomazia senza eguali. La frequentazione familiare dell’ambasciatore francese in Italia, Barrère costituisce un ulteriore punto di approfondimento nella carriera diplomatica del sottosegretario Pompilj, in un periodo storico in cui l’Italia coi suoi giri di valzer sconvolse gli equilibri internazionali della triplice alleandosi all’intesa anglo-franco-russa, passaggio alla base del quale troviamo gli accordi commerciali tra Prinetti e Barrère appunto. Fu così che nel 1906 Pompilj fu sottosegretario agli Affari Esteri, vice dell’ex prefetto di Perugia Tittoni, in un gabinetto di quel Giolitti che solo nel 1892 aveva avversato Pompilj appoggiando il radicale architetto Calderini, sponsorizzato dal commendator Cesaroni.Sua Eccellenza, così era chiamato dagli abitanti di Monte del Lago era assai schivo e riservato, esigeva rispetto e, a volte, era piuttosto burbero. Il suo carattere non era certo facile. Pretendeva di sapere, ad esempio, chi navigasse il lago nei tratti prospicienti i suoi poderi, si faceva sempre accompagnare dal guardiano, esigeva da tutti il saluto, specie quando, scendendo dal treno alla stazione di Magione e tornando quindi a piedi al Monte, incontrava qualcuno per strada. Quando i lavoratori di una casa in costruzione lungo la strada, che a dir suo avrebbero dovuto lasciare le proprie mansioni per riverirlo, lo ignorarono, questi, per tutta risposta fece sospendere i lavori revocando le licenze. Abitando a Perugia si ritirava spesso qui al Monte nel suo studio per controllare l’amministrazione dei suoi poderi, ma soprattutto per scrivere e studiare. Addirittura una volta volle che gli imbiancassero lo studio mentre egli vi lavorava protetto da un ombrello. Altre volte veniva per sfarzose battute di caccia in compagnia di personaggi suoi pari.In pubblico infatti, soprattutto a serate e banchetti, egli dava il meglio di sé: presenzialista benvoluto nei migliori salotti del Regno, si distingueva per la mirabile arte oratoria con cui lasciava sempre tutti affascinati. Seppe così conquistare i suoi elettori che, per ben 24 anni lo vollero rappresentante in Parlamento. Vittoria Aganoor nella vita di Guido significò molto. Se egli all’inizio appariva freddino nei suoi confronti, com’è possibile desumere dai carteggi, in seguito di ha ragione di pensare che fra i due possa essere nato il vero legame coniugale. Certo Guido trascorreva gran parte del suo tempo a Roma, alla Camera, o all’estero per lavoro, e aveva il suo bel carattere, ma forse Vittoria riuscì a stravolgere i suoi ritmi di vita e le sue abitudini, certo pagando il prezzo di dover disbrigare spesso quei lavori cui il marito non poteva attendere, come la corrispondenza, l’organizzazione dei banchetti, l’amministrazione della tenuta, ecc. Guido ricambiò sempre profondamente questo sentimento, tanto da legarsi a Vittoria per tutta la vita, anche nel supremo suo atto d’amore, il suicidio, la notte tra il 7 e l’8 maggio 1910, poco dopo la morte dell’amata.Dopo aver visto chi era vediamo cosa fece Guido Pompilj, questo grande politico della nostra terra. Egli fu innanzi tutto un instancabile studioso, letterato e scrittore: autore di molti interventi, articoli e lettere ai giornali dell’epoca. Guido Pompilj, oltre e grazie alla sua carriera politica riuscì a salvare il lago Trasimeno dal fenomeno che causava centinaia di morti ogni anno, le esondazioni. E’ sì, perché più di un secolo fa il lago si trovava a fronteggiare il problema dell’abbondanza di acqua: era troppo alto, ma soprattutto era libero di seguire i fenomeni alluvionali: così cresceva in inverno e calava in estate. Ogni stagione, con le sue escrescenze, il lago invadeva decine di metri di costa che puntualmente poi lasciava liberi, dando così origine agli acquitrini. Le morti di malaria non si contavano più: i proprietari rivieraschi vedevano sottratti alle coltivazioni ettari di terreno sui quali pagavano imposte. Ma il pericolo maggiore era rappresentato dalle grandi imprese di appaltatori che, passata l’enfasi post-unitaria, l’unificazione materiale d’Italia con strade e ferrovie, presero di mira il lago Trasimeno chiedendo l’appalto al Governo per prosciugarlo: essi ritenevano infatti di potersi arricchire con la vendita e l’affitto dei terreni allora coperti d’acqua. Avrebbero prosciugato il lago se un gruppo di proprietari rivieraschi non si fosse costituito in Consorzio e, eletto Pompilj presidente, dopo 20 anni di traversie burocratiche, avesse costruito il canale emissario che tutt’ora regola il regime idrico del Trasimeno.Ma Pompilj fece molto anche per Magione, oltre che per il lago, in qualità di consigliere comunale ed assessore: il successo maggiore fu la conservazione nel 1891 della Pretura di Magione e del suo Mandamento giurisdizionale su Tuoro, Passignano e Lisciano Niccone dalla soppressione per legge. Anche per Perugia Guido fece tanto; da consigliere provinciale sembrava aver trovato il suo ambiente naturale: era il più diligente, attento, risoluto, combattivo esponente della cosiddetta Consorteria, cioè degli esponenti dell’alta aristocrazia monarchica. Divenne così ben presto presidente della Provincia dell’Umbria. Fu vice presidente dell’Associazione Liberale Monarchica e fondò la Banca Popolare di Perugia. Ma le battaglie per lui non finivano mai: ovunque vi fosse una platea o un consiglio pronto ad ascoltarlo egli propinava la causa dell’Umbria e la difesa del suo ambiente. A difesa delle regioni del centro Italia nel 1906 egli promosse un ordine del giorno, per far estendere a queste regioni gli aiuti che erano stati elargiti al mezzogiorno. Questa battaglia gli valse il posto da sottosegretario. Come detto fu deputato al parlamento del Regno, sedendo al centro sinistro dello schieramento, su posizioni monarchico-liberali, vicino a Sonnino, ma continuatore del trasformismo di Depretis, tanto da finire al governo con Giolitti. Guido Pompilj ci lascia innanzi tutto il Lago, altrimenti lo avremmo conosciuto solamente nei libri di storia, il lascito presso la biblioteca Augusta di Perugia, di ben 7700 volumi, le opere conservate nella biblioteca della Camera dei Deputati a Roma, il Fondo Aganoor Pompilj a Magione, il catalogo fotografico Alinari del Trasimeno da lui commissionato, tanti articoli di giornale e citazioni di autori italiani e stranieri, qualche lettera, i suoi discorsi pubblicati dalla sorellastra Ada Palmucci. Egli ha inoltre costruito e conservato ciò che vediamo scendendo a Monte del Lago da Magione, così come voleva che fosse: olivi e querce a ricoprire le "ubertose” colline che fanno l’ambiente così dolce, senza troppe costruzioni a disturbarlo.Pompilj fu dunque uno statista di prim’ordine, troppo poco ahimè valorizzato, riscoperto e celebrato nella sua terra natia, a vantaggio di quella poetessa che in realtà con lui solo visse una parte della sua vita, dei suoi trionfi.

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